Nell’individualità
c’è un enorme senso di essere immeritevole o di non sentirsi mai buono
abbastanza, o che deve esserci qualcosa di veramente sbagliato in noi se non
possiamo trovare la totalità. Ogni pensiero che nutre l’idea di essere
immeritevoli è più affascinante del pensiero che siamo belli e che tutti ci
amano.
Edvard Munch 1863-1944 |
Essere
immeritevole è anche una sensazione più forte nel corpo rispetto a quello di
essere meritevole. Ecco perché le persone sono incredibilmente attratte dagli
insegnamenti che gli dicono che possono diventare meritevoli attraverso la
meditazione, il digiuno o il negare se stessi. Il messaggio di diventare
meritevole è molto potente quindi le persone cercano modi per iniziare a dare o
a contribuire in qualcosa ovvero cercano di sentirsi bene con se stessi.
L’individuo
è davvero completamente un orco perché tutto ciò che l’individuo fa è alla fine
per se stesso. Specialmente cose come fare del bene o essere umile – essere
molto molto umile – più umile di tutti gli altri.
Tutta
questa attività sta apparentemente accadendo nella storia del me che funziona
in una realtà artificialmente dualistica. Quindi il me cerca nel finito ciò che
è infinito.
Ma
la pienezza che viene cercata e desiderata è senza confini e totalmente libera.
Non può essere afferrata e nemmeno avvicinata. Né è necessario fare alcunché o
cambiare qualcosa o rendere migliore ciò che è già tutto.
Naturalmente, il me sta vivendo in un “gioco” illusorio
che crede sia reale; esattamente uguale a quando gioca al casinò o a carte con
gli amici o al gratta e vinci etc.. non
c’è differenza se non per il fatto che il gioco della vita (con esperienze
positive e negative) crede sia reale.
In questo sistema duale in cui è immerso, dopo l'età di 3/4 anni, proprio perché
pensa di essere nella realtà, le leggi fisiche del "si raccoglie quello che
abbiamo seminato", della “causa-effetto” karmico, funzionano benissimo; funzionano proprio perché il suo
gioco della vita (con esperienze positive e negative) è sicuro che sia reale,
perciò anche le regole dello stesso gioco (causa-effetto) sono vissute come
realtà vera.
Cessano di funzionare solo quando il me non esiste più, cioè
avviene il Risveglio, non del me ma della Totalità o Dio.
Il me dualistico con il vivere attraverso esperienze
positive e negative, non è altro che Dio o Totalità, il quale si sta
sperimentando attraverso questo gioco della
separazione duale (il me e l’esterno a me) e le proiezioni illusorie degli
eventi.
E’ come il gioco di ruolo.
Finché non c’è risveglio, funziona tutto perfettamente sia
nel positivo che nel negativo e tutto appare, (e quindi E' per il me), reale, in
quanto è così che viene percepito: se compio un’azione positiva avrò un
risultato positivo (il ciclo karmico è semplicemente questo gioco che dura
senza termini temporali); sono le
regole di questo gioco, come tutti gli altri giochi hanno le loro.
Ma rimane un gioco con proiezioni fatte di illusioni,
ologrammi.
Il me umano, non conosce queste regole di gioco perché non
sa che sta giocando.
La Totalità che è nell’umano, sta sperimentando questa dimenticanza attraverso il me.
Con il Risveglio, il me , cioè l’ologramma – il gioco – le
sue regole, scompare.
Il Risveglio accade e basta: non può avvenire attraverso un meccanismo spirituale di qualunque
tipo (esercizi di presenza, meditazione, preghiera ect), anche se molti
sperimentano stati di estasi o mistici, questi sono sempre illusioni.
La fine del me è solo apparente, è un paradosso, perché non è
mai stato reale.
Tutto quello che c’è, è libertà senza limiti
Perciò il lavoro spirituale su se stessi serve solo per
partecipare al gioco (illusione) seguendo le regole stabilite e nella modalità
che più aggrada, fintantoché non avverrà il risveglio.
Quello che potrebbe essere utile, circa le esperienze
positive e negative è:
- cercare di evitare l’identificazione con il me cioè con il gioco e quindi con i suoi eventi positivi e negativi; ma per evitare tale identificazione occorre ricordarsi (almeno mentalmente all'inizio),che si tratta del gioco che sta sperimentando la Totalità;
ricordarsi del gioco che sta sperimentando la Totalità attraverso il me, il te, il loro, il voi, gli essi, gli animali, le
piante, gli oggetti tutti, le stelle, l’aria, il marito o moglie, i figli, il
lavoro, attraverso tutto ciò viene toccato-visto-sentito-odorato-detto-vissuto,
è una buona cosa, se il risveglio non è sopraggiunto ancora.
Per questo i Risvegliati affermano che non esiste karma, non
esiste bene e male, non esiste positivo e negativo, non esiste niente ed è
tutto una illusione.
Affermano anche che tutto è perfetto così, perché questo è
il gioco “vita” e le sue regole sono queste: sistema duale, positivo, negativo.
Non può essere distrutto il gioco, semmai può accadere di uscirne
risvegliandosi.
.Predisporsi ad assimilare che tutto è un gioco con regole
che stabiliscono la creazione di ologrammi diversificati e variegati chiamati
vita, potrebbe essere utile anche soltanto per andare oltre al
positivo/negativo e “guardare” questi due aspetti duali dall’alto piuttosto che
starci dentro.
Allora,
siccome sono più numerosi i me dei Risvegliati, la
riflessione intelligente è:
se sono identificato nel “me”, fino a quando non sarò
risvegliato, cerco di giocarmi le regole del “gioco vita” nel modo
più divertente e di godimento possibile, cioè senza identificarmi in
esse.